Grado (Gravo in dialetto gradese o graisan, Grau o Gràt in friulano) è un comune italiano di 8.581 abitanti della provincia di Gorizia in Friuli-Venezia Giulia.
È un importante centro turistico e termale, noto anche come l'Isola del Sole e, per la sua particolare storia, la Prima Venezia.
Geografia fisica
Il territorio del comune di Grado si estende tra la laguna omonima, la foce dell'Isonzo, ed il mar Adriatico. Il capoluogo si trova sull'isola maggiore ed è diviso in varie zone e rioni (Gravo vecio(la città antica racchiusa dal perimetro del castrum tardo antico, Borgo de fora, Isola della Schiusa, Colmata, Centro, Squero, Città Giardino, Valle Goppion - ex Valle Cavarera, Grado Pineta, Primero).
La laguna comprende circa 30 isole e copre una superficie di circa 90 chilometri quadri. Oltre all'isola maggiore, sono abitate stabilmente anche l'isola della Schiusa, collegata a Grado con due ponti, e l'isola di Barbana.
Nell'entroterra, rientra nel comune di Grado la frazione di Fossalon, una fertile area agricola ricavata con una bonifica nella prima metà del XX secolo, e Boscat.
Clima
Il clima è piacevolmente temperato, con medie che variano dai 4 °C di gennaio ai 23 di luglio.
Storia
Centro storico di notte
Già porto romano a servizio di Aquileia e castrum, Grado si sviluppò attorno al 452 quando molti abitanti si rifugiarono sull'isola per sfuggire alle orde degli Unni guidati da Attila.
Nel 568, in seguito all'invasione dei Longobardi in Friuli, il Patriarca Paolino vi trasferì la sede del Patriarcato di Aquileia. Grado crebbe di popolazione ed acquisì quindi un ruolo politico e religioso di primo piano, testimoniato dalla costruzione delle maestose basiliche di Santa Eufemia e di Santa Maria delle Grazie, entrambe della fine del VI secolo.
L'emergere di Venezia come centro dominante delle lagune venete segnò però il lento declino dell'isola, che fu aggravato dalla ricostruzione della città di Aquileia (a cavallo fra il IX ed il X secolo) e da un rovinoso saccheggio sofferto negli anni venti dell'XI secolo.
A partire dal XII secolo lo stesso Patriarca di Grado (che nel 1451 diverrà, anche nel nome, Patriarca di Venezia) trasferì la sua residenza alla Basilica di San Pietro di Castello, a Venezia. Grado divenne quindi un povero paese di pescatori, e tale rimase nei secoli successivi.
Con il Trattato di Campoformio (1797) e la fine della millenaria Repubblica Veneta, Grado entrò a far parte dei domini di casa d'Austria che, eccettuata la breve parentesi napoleonica, ne mantenne il possesso fino al 1918.
A questo periodo risalgono le origini di Grado come stazione balneare che, avviate alla fine dell'Ottocento, portarono l'isola ad ospitare, già agli inizi del Novecento, personalità come Freud e Pirandello. In quegli anni Grado, che dipendeva amministrativamente da Trieste, venne dotata dell'attuale diga con passeggiata a mare e del caratteristico porto interno.
Al termine della prima guerra mondiale l'isola, che nonostante la prossimità del fronte fu sostanzialmente risparmiata dalle vicende belliche, venne annessa al Regno d'Italia.
Nel 1936 Grado fu collegata alla terraferma con un ponte che pose fine al secolare isolamento dell'isola. Una rapida espansione urbanistica, accompagnata da opere di bonifica e di contenimento delle acque, ha quindi notevolmente ampliato le dimensioni dell'abitato, che ora si estende anche sulla vicina Isola della Schiusa.
Monumenti e luoghi d'interesse
Basilica di Sant'Eufemia e Battistero
La Basilica di Santa Eufemia
La basilica paleocristiana di Sant'Eufemia venne costruita su di una chiesa preesistente, la Basilichetta di Petrus, di cui si possono osservare alcuni resti all'interno dell'edificio. I lavori di costruzione iniziarono all'inizio del V secolo per interessamento del vescovo Niceta e vennero portati a termine nel 579 ad opera del vescovo Elia che dedicò la basilica a Santa Eufemia, martire di Calcedonia. Lo stile semplice, lineare e severo della costruzione viene esaltato dai mattoni chiari a vista che la ricoprono.
L'interno della chiesa è suddiviso in tre navate da due file di colonne, tutte diverse tra di loro. Notevoli sono i mosaici della pavimentazione, che per il prevalere dei motivi geometrici testimoniano l'influenza bizantina su Grado.
Una volta nella Basilica era conservata una stupenda cattedra vescovile in avorio molto probabilmente donata alla città da Alessandria d'Egitto per ordine di Eraclio II, e le cui tavolette eburnee, note come Avori di Grado, andarono disperse nel XV secolo; le poche rimaste sono oggi divise tra alcuni importanti musei, italiani e non.
Sul lato destro della chiesa si eleva il campanile, visibile a distanza, sormontato dall' anzolo, una statua in rame di San Michele Arcangelo che i veneziani donarono alla città nel 1462.
A sinistra, staccato dal corpo della chiesa, sorge il Battistero (V secolo), a pianta ottagonale, al cui interno è collocata una vasca battesimale esagonale. Davanti al Battistero, in un piccolo giardino, sono conservati alcuni sarcofagi romani risalenti al II e III secolo d.C.
A breve distanza dalla basilica, al limite meridionale del castrum romano, sono visibili tramite un sistema di passarelle i mosaici e i resti di muratura della più antica Basilica della Corte, la cui prima costruzione risale alla metà del IV secolo.
Basilica di Santa Maria delle Grazie
Basilica di Santa Maria delle Grazie (Grado). |
Santa Maria delle Grazie: interno
La Basilica paleocristiana di Santa Maria delle Grazie si affaccia sul campo dei Patriarichi, a pochi passi dal Battistero e dalla Basilica di Santa Eufemia. La prima edificazione risale alla metà del V secolo ed è oggi testimoniata dal pavimento musivo della navata destra e dell'abside, decorato con motivi geometrici. La chiesa è stata quindi riedificata, a un livello rialzato di circa un metro, alla fine del VI secolo dal Patriarca Elia.
La facciata in pietra e mattoni è ingentilita da una trifora. L'interno a tre navate ha un forte slancio verticale ed è diviso da due file di cinque colonne marmoree di provenienza diversa. Nella navata sinistra è custodita una statua lignea della Madonna delle Grazie.
Laguna
Laguna di Grado. |
Porto Buso, sull'isola di Anfora
La laguna si è formata dopo il V secolo ed è divisa in un settore occidentale (la palù de soto), più esteso e ricco di isole, ed in uno orientale (la palù de sora), che si estende a nord dell'isola di Grado.
Caratteristica della laguna è la presenza dei casoni, semplici abitazioni con tetto di paglia utilizzate in passato dai pescatori gradesi. L'imbarcazione tipica degli abitanti della laguna è la "batèla", a fondo piatto e manovrata a remi.
La laguna è ricca di essenze arboree (tamerici, olmi, pioppi, ginepri e pini), mentre la fauna presenta una notevole varietà di volatili, tra i quali gabbiani, garzette, aironi cinerini, germani reali e rondini di mare.
Alcune isole sono abitate in modo stabile: tra queste, Barbana ospita da 1500 anni un santuario mariano.
Santuario della Madonna di Barbana
Barbana, il Santuario
Barbana (isola). |
La nascita del santuario della Madonna di Barbana risale all’anno 582, quando una violenta mareggiata minacciò la città di Grado: il patriarca del tempo, Elia (571-588), come ringraziamento per aver salvato la città dalla mareggiata, fece erigere una prima chiesa nel luogo dove un'immagine della Madonna era stata trasportata dalle acque. Da allora il santuario, più volte distrutto e ricostruito, è stato continuamente officiato.
L'attuale santuario, che sorge su un'isola posta all'estremità orientale della laguna, è stato costruito in stile neoromanico all'inizio del XX secolo e custodisce numerose vestigia degli edifici precedenti, comprese due colonne che risalgono probabilmente alla chiesa originaria.
L'isola di Barbana, che è meta ogni anno di un pellegrinaggio da Grado, è abitata in modo stabile da una comunità di frati minori francescani.
Spiagge e fondali
Spiaggia a Grado Pineta.
L'isola di Grado offre numerosi chilometri di spiagge sabbiose, orientate prevalentemente verso mezzogiorno e lentamente digradanti verso il mare. La spiaggia più occidentale è denominata Costa Azzurra e prosegue idealmente con il lungomare della diga, che protegge il centro storico dalle mareggiate. Dopo la diga inizia la spiaggia principale, che prosegue con la spiaggia di Grado Pineta e, quindi, con i litorali più orientali.
I fondali sono generalmente bassi ma ospitano, ad alcuni chilometri dalla costa, numerose trezze, affioramenti rocciosi caratterizzatii dalla ricchezza e dalla biodiversità degli ambienti marini. Nel 1987, nei fondali di fronte a Grado è stato inoltre ritrovato il relitto della Julia Felix, un'imbarcazione romana naufragata nel III secolo.
Dialetto
Dialetto gradese. |
A Grado è parlato il gradese (graisán), un dialetto della lingua veneta che risente di influenze della lingua friulana e di altre parlate di ceppo veneto geograficamente vicine.
Cultura
Personalità legate a Grado
Biagio Marin
- Biagio Marin nasce a Grado nel 1891. È uno fra i più celebri poeti italiani contemporanei e il massimo cantore dell'isola. Il poeta si è sempre espresso nel dialetto locale, il graisán. Ha esordito nel 1912 con la raccolta Fiuri de tapo e ha continuato a scrivere e pubblicare poesie fino alla morte, avvenuta nel 1985.
Nella sua poesia, legata alle radici isolane e alla cultura marinara, trovano espressione ricordi, dolori e gioie dell'esistenza, facendo esprimere alla parlata gradese una profonda verità morale e religiosa.
Ha vinto numerosi premi letterari, tra i quali il Bagutta, il Cittadella e il Viareggio. Nel 1981 è stato proposto per il Premio Nobel
- Silvano Bertossi Giornalista e scrittore.
Eventi
Il santuario di Barbana, meta del Perdòn
El Perdòn de Barbana
Perdon de Barbana. |
La principale tradizione religiosa della comunità è il Perdòn de Barbana, celebrata la mattina della prima domenica di luglio. Si tratta di una processione votiva durante la quale una statua della Madonna Angeli viene trasportata con un suggestivo corteo di barche dalla Basilica di Sant'Eufemia all'isola di Barbana, dove sorge un antico santuario mariano, attraversando la laguna.
L'origine del pellegrinaggio risale al 1237, quando la popolazione gradese fece voto di recarsi ogni anno a Barbana come ringraziamento per la fine di una epidemia di peste. La manifestazione, che inizia di prima mattina ed è preceduta da una giornata di raccoglimento e festa (il Sabo grando), richiama oggi numerosi pellegrini e turisti.
Il nome Perdòn deriva invece dalla tradizione di accostarsi, in occasione del pellegrinaggio, al sacramento della riconciliazione.